Manifesto dell’Universalismo


L’iniziativa nata da Rodolfo Viola nel 1971 con la stesura del Manifesto dell'Universalismo, risulta ancora oggi attuale. In un'epoca segnata da rapidi cambiamenti tecnologici e una crescente alienazione individuale, esso invita a ristabilire un collegamento tra l'umanità e il linguaggio universale delle arti, stimolando una profonda riflessione sui valori fondamentali dell'essere e ad intervenire tramite la collaborazione tra Artisti e Creativi con idee e soluzione che aiutano a ristabilire un equilibrio tra l’uomo e il mondo che lo circonda.

Milano 1971

MANIFESTO DELL' UNIVERSALISMO

Manifesto di conoscenza per un'umanità più vicina al linguaggio delle arti

L’universalismo vuole:

  • Che ciascuno ricerchi i valori dell’essere attraverso il contenuto di ogni forma artistica, sorgivamente e lontano da ogni critica inquinante:

  • Che si attui un positivo ritorno alla comprensibilità delle espressioni creative per estrarre l’uomo dalle caste derivanti da un mondo tecnicizzato, “morti vivi” cui, giorno per giorno, viene minimizzata la coscienza;

  • Che pittura, scultura, letteratura, musica ed ogni altra espressione artistica, siano, con le premesse qualitative succitate, presenti sempre per conferire all’uomo l’Io equilibrato che gli spetta per ragione superiore;

UNIVERSALISTI: per un governo del bello, ispiratori di conoscenze e di fratellanza attraverso le sensazioni delle proprie opere.

 

L’universalismo invita:

  • Alla collaborazione di tutti i maestri d’arte e di natura per un messaggio quanto più vicino al vedere e sentire universale oltre ogni disputa filosofica;

  • Alla fusione di intenti e di opere in un ben accetto risultato collettivo: le arti si chiedono con voce millenaria e i mezzi di espressione ne ostacolano una perfetta simbiosi e dunque si ricerchi un frutto della creatività che non sia più al singolare, per una forza totale vittoriosa;

  • Alla sottoscrizione del manifesto di conoscenza da parte di tutte le menti amiche del concetto Universalista;

  • Ad ogni proposta atta a migliorare gli impegni Umanitari evidenziati.

UNIVERSALISTI: per un’idea di unione interiore, perché il mondo somigli all’essenza più pura dell’uomo.

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RODOLFO VIOLA - CARLO MAURI - PETER MAAG - FRANCO ZEFFIRELLI - GIUSEPPE MAROTTA

Il manifesto

“L’Universalismo si basa su una verità che non può essere che quella dell’amore e trova nel linguaggio dell’arte lo strumento per esprimere e comunicare questo concetto. Poesia, danza, pittura scultura letteratura e ogni altra forma d’arte sono invitate a ispirare conoscenze attraverso le sensazioni delle proprie opere, per un’idea di unione interiore, per la costruzione di un mondo che somigli all’essenza più pura dell’uomo.

Silvio Ceccato
(linguista e filosofo)

“ Tutti partecipiamo alla creazione; siamo tutti Re, Poeti, Musicisti; non c’è che da aprirsi come fiori di loto per scoprire tutto ciò che era in noi ”

Henry Miller

I promotori

I primi a firmare il Manifesto dell’Universalismo sono figure di spicco provenienti da diverse esperienze e sensibilità e incarnano l'essenza inclusiva e multidisciplinare dell'iniziativa.

Carlo Mauri (1930-1982) è stato un rinomato esploratore e alpinista italiano, noto per la sua partecipazione alla storica prima ascensione italiana del K2 nel 1954. La sua carriera è stata segnata da imprese di esplorazione audaci che hanno ispirato generazioni, testimoniando il suo impegno incrollabile nel superare i limiti della scoperta umana e dell'avventura.

Peter Maag (1919-2001) è stato un influente direttore d'orchestra svizzero, rinomato per le sue interpretazioni emotive, particolarmente di Mozart e Mendelssohn. Il suo stile di direzione, noto per la precisione e la profondità emotiva, ha lasciato un segno indelebile nel panorama della musica classica.

Franco Zeffirelli (1923-2019) fu un regista italiano di fama mondiale, noto per le sue sontuose produzioni teatrali e cinematografiche, tra cui celebri adattamenti di opere shakespeariane. La sua maestria visiva e la capacità di trasportare il pubblico nell'intensità emotiva delle sue narrazioni lo hanno reso uno dei più amati e rispettati cineasti del suo tempo.

L’Universalismo di Rodolfo Viola

di Silvio Ceccato

Non ricordo come avvenne la presentazione, se non per qualche confusa parola. Rodolfo Viola, pittore, promotore e rappresentante di un movimento: l'Universalismo. Provengo da studi sulla storia del pensiero e diffido da ogni "…ismo", tanto più se di conferma dell'Universo. Fa paura il mago agli astronomi, ai fisici, agli astrofisici.
Artista, guardati dai filosofi e dai filosofanti. Se scrivi musica, e dipingi, e scolpisci, ecc.., guardati dalle parole. Guardati dalle parole anche se fai il letterato, perché la tua produzione fuori campo è per lo più modesta e barcollante.
Piuttosto fingi di condividere una ideologia che potresti trarne pratico vantaggio. Ma no; Rodolfo Viola non aveva l'aspetto sofisticato, tutt'altro! Piuttosto della persona che si gode la vita e quindi che si gode anche l'arte, il passo più importante perché anche gli altri ne godano. E allora, quali origini aveva il suo Universalismo? Ma si era detto che a Montecatini gli avevano apprestato persino un Museo: presunzione o modestia! Comunque ne fui incuriosito. Un primo successo Viola lo aveva ottenuto. E volli conoscere i quadri. Come tutti i professionisti d'inquadramento umano (io, quale cibernetico della mente, quale logonico, studio gli uomini per ripeterne l’operato mediante meccanismi) applico le mie armi, qui quelle specifiche per chi opera nell'arte. E avevo una guida, appunto il suo "Universalismo". S'incrociano i fuochi:

  • a) Quanto di pensiero guida l'artista?

  • b) Quanto affida alla materia di cui si serve?

  • c) Quanto chiede a una propria originalità;

che tradotti in termini scientifici significa quando interviene con una sua originale pulsazione ritmica, costituiva dall'atteggiamento estetico, dell'arte, sia in chi produce sia in chi fruisce?
Dunque per la prima domanda, che cosa aveva in mente Rodolfo Viola con il suo Universalismo e come compariva nelle sue opere? Ripeto, sono premesse che mi fanno paura. Che cosa abbiamo di universale nel mondo?
Guicciardini risponderebbe: l'uomo, quello che nel male si affligge e nel bene si stucca. Viola si faceva presocratico: l'acqua, l'aria, il fuoco, la terra, in un impasto assicurato, dalla forza, quella che da essi sprigiona e quella con cui l'uomo li domina. Come pittore aveva a sua disposizione colori e figure e forme. C'è l'acqua dello stagno, del ruscello, del mare, dell'oceano, c'è l'acqua a specchio e quella che si infrange e infrange le coste, c'è l'acqua cavalcata dalla neve, talvolta in una lotta esaltante.
Nessun dubbio sulla scelta di Viola, è difficile dimenticare di Viola un'imbarcazione nella tempesta. C'è il fuoco che compare in un colore che accende un paesaggio; paesaggio inventato affinché possa essere acceso. Pure queste opere non si dimenticano.Anche perché sprigiona da esse una forza che intorno al quadro crea un vuoto. Ci sono quadri che si espandono intorno, che abbisognano per rilucere, di un contesto. Altri che prorompono da soli, e si devono tenere isolati. Fanno il deserto.Siamo all'ultimo fuoco incrociato. A parte le scelte di pensiero e di gusto: ove si palesa l'originalità ritmica pulsante di Viola? Vi dirò una mia impressione, curiosa. Il pittore sembra operare a due stadi. Una prima imposizione bruta, violenta, lineare; e questa può essere di tipo drammatico, tragico, ma anche poetico o lirico; ed un successivo distacco, quasi avesse timore di un suo eccesivo invischiamento. Forse è il punto più originale di Viola, quello che deve averli suggerito l'Universalismo. E per lo spettatore i casi sono tre. Partecipare al primo stadio; e Viola è un pittore fra gli altri. Partecipare al secondo; e Viola può suonare freddo nel più caldo dei monti. Partecipare al primo e al secondo stadio: e allora sì, siamo immersi in cose più grandi di noi.”